venerdì 7 aprile 2017

Ashes to Fire - Still Waters (2016)

Il metalcore è un genere un po’ particolare. Viste le sue caratteristiche stilistiche e soprattutto la grande esplosione a livello di fama che ha avuto nei primi anni duemila, negli ultimi tempi è diventato molto difficile suonarlo senza cadere nei soliti cliché. In effetti, oggi solo pochi ci riescono, gli altri si devono accontentare di navigare nella media. È questo il caso del gruppo di oggi, i francesi Ashes of Fire: nati a Bordeaux nel 2013, in questi anni hanno prodotto un demo e due EP, di cui l’ultimo, Still Waters, risale al primo dicembre scorso. Si tratta di un lavoro con qualche spunto interessante: se di base lo stile è un metalcore classico della seconda ondata, il gruppo gli unisce influenze dai generi più tecnici come il djent e il mathcore. Nonostante questo però gli Ashes to Fire non eccedono in complessità: le loro strutture sono più lineari rispetto a quelle degli altri due generi. A parte questo però i francesi non hanno una personalità così spiccata: molte delle loro idee sono derivative, il che ogni tanto pesa un po’. È questo a rendere Still Waters un po’ freddo: tutto sa un po’ di già sentito e c’è poco che resti in mente con forza. Si tratta del principale difetto degli Ashes to Fire insieme a un po’ di indecisione: la band a tratti sembra  quasi insicura se puntare sulla tecnica oppure restare nei canoni del metalcore classico. In generale, abbiamo un EP ancora un po’ acerbo, ma in fondo non è così male, e i difetti non sono troppo castranti: Still Waters resta un EP interessante, come leggerete tra poco.

Dopo un breve preambolo sintetico, parte una breve progressione potente e djent, che va avanti per un minuto scarso. Questo piccolo frammento, intitolato semplicemente Intro, serve ai francesi – e in particolare ai chitarristi Dylan e Nico – solo per mostrare i muscoli, anche se l’energia è quella giusta per aprire l’album al meglio. È quindi il turno di Real Life, opener che si apre abbastanza complicata, cominciando ad alternare momenti complessi, che si rifanno a mathcore e al djent ad altri più semplici e d’impatto. L’evoluzione zigzaga tra questi due estremi, anche se pian piano la seconda anima prende il sopravvento. Col minutaggio che avanza si aprono lunghi stacchi più melodici, in cui spuntano cori ad accompagnare Yas, spesso più su un urlato pulito che sul growl che usa altrove. Si tratta di passaggi molto carichi in fatto emotivo: lo mostra per esempio il passaggio centrale, con le sue belle melodie di chitarra, oppure il finale, coinvolgente coi suoi cori ossessivi. Nel complesso abbiamo un pezzo di buona qualità, il picco assoluto di Still Waters. Il campionamento di una donna che piange, poi parte Dad and Mom, brano veloce e aggressivo condotto a volte dal drummer William addirittura sul blast beat. Gli Ashes to Fire però non rinunciano alla melodia, che spunta spesso nella forma di stacchi più lenti e aperti, in cui il riffage intenso viene sostituito da buone melodie, a metà tra metalcore e qualcosa di più tradizionale. È un dualismo che dura per tutta la prima metà del brano, anche se poi le due anime cominciano a mescolarsi. È l’inizio di una progressione abbastanza lineare, che viene interrotta solo da un breve breakdown e da un’apertura ambient spaziale. Entrambi i passaggi sono ottimi, anche se non si può dire lo stesso del resto. Seppur interessante per molti versi, ogni tanto il pezzo sembra un po’ banale e senza spunti per diventare grandioso: il risultato è piacevole ma non di più.

To Disappear si avvia in maniera molto melodica, un fattore che rimane anche quando comincia a correre. Solo in seguito la norma si fa più rocciosa, abbandonando per gran parte la sua tranquillità per un riffage roccioso e molto incisivo. L’anima melodica del pezzo però non sparisce, e torna presto in scena, per una svolta in direzione più melodica che riprende il florilegio di chitarre già sentito all’inizio. È una progressione con una sua aggressività, data dallo scream di Yas, ma che sa evocare anche un forte pathos, specie nei momenti più aperti. Un buon esempio è il finale, che dopo uno strano passaggio elettronico esplode in una frazione  liberatoria, con cori e il frontman che sfodera una vota pulita sofferente. È il momento migliore di un pezzo  valido in toto, il picco dell’EP con Real Life. La successiva Roots to Sheet è dotata da subito di un riffage di base ossessivo e circolare, che prosegue a lungo e regge buona parte del pezzo, attraversando i vari cambi di tempo e solo piccole variazioni. C’è spazio solo ogni tanto per alcune variazioni, considerabili i ritornelli, più ritmati e aggressivi del resto grazie al solito riffage stoppato da metalcore. Il resto è invece piuttosto ridondante, ma non annoia: il lavoro degli Ashes to Fire è sapiente nel piazzare qua e là variazioni di forma o di sfumature di atmosfera. Ne risulta un pezzo avvolgente al punto giusto, poco sotto ai due picchi dell’album per qualità, nonostante sia limitato da alcuni dei difetti di Still Waters. Quest’ultimo è ormai alle sue battute finali, che rispondono al nome di Sara. È una traccia che prende il via da un lungo intro sintetico, con un carillon e uno sfondo vagamente sinfonico, che fanno da sottofondo anche quando esplode una frazione con giri dei chitarristi e del bassista Corekie, dall’alto tasso tecnico. Siamo però ancora nell’intro, perché il pezzo vero e proprio è più movimentato e pesante, con tanti riff rocciosi e molti passaggi che si alternano repentinamente. La struttura è tortuosa, passa da una norma più diretta a una più cadenzata e tipicamente metalcore, senza rinunciare a qualche breakdown aggressivo e a qualche apertura più melodica. Molti di questi momenti sono di alta qualità, tuttavia si fa fatica a seguire il filo del pezzo, e il fatto che spesso gli elementi siano stereotipati non aiuta. Nel complesso abbiamo un pezzo piacevole ma non grandioso, in poche parole un buon riepilogo dei pregi e dei difetti dell’album che chiude.

Insomma, Still Waters è un EP piacevole ma un po’ acerbo, e con alcuni limiti. In generale, gli Ashes to Fire sono un gruppo interessante, ma devono ancora trovare la perfetta quadratura e una personalità più forte. Arrivare a questo risultato non sarà una passeggiata, ma viste quelle che sembrano le potenzialità dei francesi sembra un compito alla loro portata. Ma come sempre in questi casi, solo il tempo ci dirà cosa avverrà.

Voto: 68/100 (voto massimo per gli EP: 80)

Mattia

Tracklist:
  1. Intro - 01:11
  2. Real Life - 02:45
  3. Dad and Mom - 04:25
  4. To Disappear - 04:28
  5. Roots to Sheet - 04:18
  6. Sara - 05:04
Durata totale: 22:13

Lineup:
  • Yas - voce
  • Dylan - chitarra
  • Nico - chitarra
  • Corekie - basso
  • William - batteria
Genere: metalcore
Sottogenere: djent
Per scoprire il gruppo: la fanpage Facebook degli Ashes to Fire

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