Un breve
intro col rullo della batteria di Tj McKay, presto raggiunta dalla chitarra, si
spegne però in qualcosa di vuoto, con un campionamento preso forse da qualche
film. Solo dopo qualche secondo Old Style F.A. riprende il suo avanzare, con
una norma deathcore potente ma a suo modo anche espansa, per merito delle
tastiere alle spalle della musica. Questo però non dura: presto i canadesi
accelerano su una norma rabbiosa, incisiva, che avanza a lungo tra momenti
veloci, convulsi, martellanti, e altri più espansi, a tratti davvero abissali
coi synth alle spalle, ma sempre abbastanza duri. È una progressione quasi
caotica, che però i Creatures gestiscono
bene, piazzando al giusto momento le accelerazioni o i frequenti breakdown e
incastrando bene il tutto. Arricchisce il complesso anche qualche arrangiamento
particolare, come i fraseggi del basso di Christian Roman-von Rosenbach, ben in
evidenza a tratti, le piccoli venature delle chitarre, o qualche momento in cui
l’elettronica torna a galla. Sono un bel contraltare per una traccia che a
dispetto dell’avvio un po’ stentato si ritira su alla grande e si rivela uno
dei pezzi migliori di II! L’avvio della successiva What Would Rick Sanchez Do?,
ancora con la tastiera, genera una bella atmosfera, resa poi vorticosa
dall’ingresso del giro del basso, rapido e convulso. È lo stesso che poi
seguono le chitarre a anche la batteria, che presto entra in scena con un
battente blast beat, sotto a dissonanze di retrogusto addirittura black metal.
Poi la band cambia direzione, all’arrivo di una falsariga a suo modo potente,
con un riffage “core” a cui però il tappeto di synth dà un tocco lunatico,
espanso. In gran parte delle sue incarnazioni – che sia più potente o più
espansa, come nella frazione solistica di trequarti – è una bella norma;
purtroppo, lo stesso non si può dire dei passaggi più potenti e spogli. Se alcuni
funzionano in maniera decente, grazie alla loro natura tempestosa e a una buona
rabbia, altre non incidono a dovere:
l’esempio più lampante è il breakdown centrale, scolastico e banale al massimo.
Ne risulta un pezzo piacevole e a suo modo carino: lo sarebbe di più, però, se
fosse riuscito in toto, invece che solo a metà.
Samara comincia
in maniera lugubre, col growl aspirato di Rob Esposito ed effetti dissonanti
conditi da un suono lo-fi al massimo. Poi la traccia ritorna a una forma più
normale, anche se ancora un po’ caotica e grezza, che a stento trova alla fine
un po’ di ordine – ma non colpisce più di tanto. Molto meglio va invece quando,
dopo un momento di pausa, la musica vede scemare un po’ la sua frenesia: la
frazione centrale, nonostante il riffage, che incastra passaggi di gran
potenza, è espansa, lenta e punta molto sull’oscurità. Pian piano ciò si
accentua ancora di più, per passaggi sempre più labirintici, oscuri,
dissonanti, con in più venature elettroniche che danno al tutto un tocco
davvero alienante. È una parte davvero bella per una traccia che anche col suo
problema all’inizio si rivela di buona qualità, nemmeno troppo lontana dal
meglio dell’EP. La successiva Broken Anchors torna a correre sin dall’inizio,
con una norma veloce e di vago retrogusto thrash metal, che però pian piano
comincia a farsi più oscura. È così la norma principale, che alterna qualche
ritorno all’inizio con momenti più cupi e caratterizzati dalla tastiera, e con
momenti più lenti ma sempre in linea: se nell’insieme è progressione piacevole,
ogni tanto suona un po’ piatta. Solo a tratti ci sono passaggi che incidono:
per esempio quello che su un riffage non troppo originale sviluppa un
bell’assolo, tortuoso e con la giusta oscurità. Altri momenti però non sono
granché, come per esempio quello successivo, in cui il growl rabbioso del
frontman lancia un breakdown che ancora una volta sa un po’ di già sentito –
per quanto poi le tastiere lo salvino dalla banalità. Nemmeno la struttura
aiuta, ogni tanto sembra un po’ confusa: ne risulta un pezzo al limite
dell’insufficienza, in assoluto il meno bello di II.
L’EP è ormai
giunto agli sgoccioli: c’è rimasto spazio solo per (Safe Space) Triggered, che
ci stupisce quindi con le ritmiche delle chitarre di Nick Galati e II,
lente ed espanse: risultano persino vicine al doom metal! Poi però i Creatures
cambiano direzione verso qualcosa di più tradizionale nel deathcore, in questo
caso però ancora dilatato: le ritmiche sono aggressive, come il growl di
Esposito, ma il tutto è atmosferico, grazie al pianoforte in sottofondo. È una
norma che torna spesso lungo il pezzo, seppur con diverse variazioni, che a
tratti lo portano ad aprirsi, mentre altrove ad accelerare. Soprattutto, però,
col passare dei minuti diventa più preoccupato, sentito, assumendo anche un
certo pathos inedito: riesce a evocarlo bene, attraverso giri di chitarra
melodici che lo impreziosiscono molto. A tratti però i canadesi partono anche
per delle fughe potenti e graffianti, con elementi death metal che le rendono
più dure, ma stavolta anche un riffage nitido, che non si perde mai lungo tutti
gli sfoghi. Lo si può sentire bene sia nel passaggio centrale, quadrato e
convulso, con tanti passaggi ben incastrati, e poi nel finale, che si unisce
all’aura generale per una conclusione rutilante ma anche sofferta, ben aiutata
dallo scream lancinante del frontman. È un altro bel passaggio per un episodio
di altissimo livello, il migliore dell’EP che conclude insieme a Old Style F.A.!
Insomma, è
chiaro che i Creatures siano una band con mezzi più che discreti, forse anche
ottimi: in futuro, potrebbero dar loro una marcia in più, rispetto ai tanti che
propongono metalcore e deathcore in maniera derivativa e sterile. II però
rivela che al momento sono ancora molto acerbi: dovranno maturare molto se
vogliono sfruttare le loro potenzialità al meglio. Ma io mi auguro che ci
riescano: ogni genere ha bisogno delle sue band che lo innovino o almeno
facciano qualcosa di diverso, e il deathcore non fa eccezione.
Voto: 65/100 (voto massimo per gli EP: 80)
Mattia
Tracklist:
- Old Style F.A. - 03:09
- What Would Rick Sanchez Do? - 03:33
- Samara - 02:37
- Broken Anchors - 03:34
- (Safe Space) Triggered - 03:50
Lineup:
- Rob Esposito - voce
- Vic Borowski - chitarra
- Nick Galati - chitarra
- Christian Roman-von Rosenbach - basso
- Tj McKay - batteria
Sottogenere: deathcore
Per scoprire il gruppo: la fanpage Facebook dei Creatures
Nessun commento:
Posta un commento